Una vendemmia al chiaro di luna per rilanciare gli antichi vitigni del territorio reatino, a pochi passi dal santuario de La Foresta dove San Francesco compì il miracolo dell’uva. E’ accaduto ieri sera dopo il tramonto nella Vigna Camposevero di Castelfranco (Rieti) per iniziativa della Camera di commercio di Rieti e di Mario ed Antonio di Carlo proprietari del ristorante “La Foresta” in collaborazione con la Cooperativa di Magliano Sabina Vini dei Colli Sabini e la Coldiretti di Rieti, con il supporto dell’Associazione Italiana Sommelier. Un evento suggestivo che ha coinvolto direttamente giornalisti ed istituzioni in quest’opera di riscoperta collettiva di un’antica tradizione motivata dalla necessità di preservare le uve raccolte dalla fermentazione dovuta al calore diurno, garantendo quindi una qualità superiore nel vino prodotto. Questa prima edizione della “Vendemmia notturna Rieti” si è poi conclusa con un enorme falò acceso ai margini del vigneto e con una cena nel ristorante La Foresta che domina la Valle Santa reatina, al termine della quale è stato servito il mosto realizzato con l’uva raccolta in serata accompagnato da dolci locali. L’uva raccolta nella Vigna Camposevero (vitigno dove domina Montepulciano ma soprattutto l’autoctono Cesanese) verrà poi vinificata presso la Cantina Sociale Vini dei Colli Sabini di Magliano Sabina.
Nota sul miracolo dell’uva di San Francesco al Convento La Foresta o S. Maria della Foresta, il cui antico nome è S. Fabiano alla Foresta.
La tradizione vuole che qui il Poverello compose il meraviglioso Cantico di frate Sole. Francesco vi sostò, ospite del curato, mentre stava avviandosi a Fonte Colombo dove l’aspettavano il cardinale Ugolino Conti e il chirurgo che doveva curargli gli occhi. I Fioretti narrano che la folla, saputo dell’arrivo del santo e accorrendo per incontrarlo, devastò la vigna parrocchiale, ma per un miracolo operato da Francesco nonostante ciò si ottenne ugualmente un raccolto più ricco del solito.
Nota sul Cesanese. Il Cesanese è un vitigno a bacca nera tra i più importanti de Lazio, proveniente da Cesano, le origini della varietà restano tuttora incerte. Largamente coltivato nella regione sabina fino dagli anni ‘50, le varietà di cesanese vennero poi abbandonate per la discontinuità di produzione nelle varie annate. Il Cesanese dà origine ad un vino rosso rubino, alcolico, con profumo caratteristico e tipico che ricorda l’ambiente di origine: vellutato, alquanto tannico, morbido e pastoso, sopporta bene un moderato invecchiamento in botte di rovere acquisendo notevole pregio. Sia al profumo che al sapore si avverte una delicatissima e complessa nota di bosco che gli esperti individuano agevolmente come di mora e mirtillo.
“Il Cesanese del territorio reatino, dati alla mano, - spiegano Mario ed Antonio Di Carlo, proprietari della Vigna Camposevero di Castelfranco - risulta da analisi specifiche avere peculiarità diverse dalle altre varietà Cesanese finora conosciute. In particolare le nostre piante risultano avere foglie ed acini più piccoli rispetto alla media e soprattutto il nostro vitigno sottoposto alle prove spettrofotometriche risulta avere il doppio dei polifenoli contenuti nei più comuni vitigni. I polifenoli sono delle sostanze presenti nella buccia degli acini e nei vinaccioli e che determinano il colore del vino”. “Per questo motivo, – proseguono - il vino ottenuto dal nostro cesanese vinificato in purezza risulta essere impenetrabile dalla luce. Attualmente iscritti al catasto vinicolo, i vigneti nel territorio reatino in cui è presente il vitigno Cesanese risultano essere 21 distribuiti nel comprensorio che parte da Rivodutri fino Santa Rufina di Cittaducale. A Castelfranco in particolare i ceppi del vitigno Cesanese di questa specie sono circa 200 distribuiti in due vigneti”.
L’Ufficio Stampa
Data di aggiornamento: 22/06/2012 11:52
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